Il flagello marrone: l'invasione senza precedenti del sargasso nei Caraibi sta complicando sempre di più il turismo

Un fenomeno ecologico ed economico di portata storica che, secondo esperti e studi recenti, minaccia i fragili ecosistemi, le economie locali e la salute pubblica. Un problema che mette a repentaglio l'industria del turismo.

Belize
Un'enorme massa di sargassi ha ricoperto una spiaggia in Belize durante la stagione 2018.

I Caraibi stanno vivendo un massiccio afflusso di sargasso, con quantità record che dovrebbero superare i 38 milioni di tonnellate di macroalghe entro maggio 2025. Questa cifra triplica i massimi precedenti e suggerisce una crisi prolungata nei prossimi mesi, come riportato dall'agenzia di stampa AP.

La decomposizione del sargasso genera acido solfidrico, un gas tossico che causa problemi respiratori e dermatologici; sono stati documentati sintomi neurologici in individui esposti per più di una settimana.

Organizzazioni come l'Università della Florida e il laboratorio SaWS avvertono che gli accumuli sulle spiagge del Golfo e dei Caraibi potrebbero continuare ad aumentare fino a giugno, con conseguenze dirette per il settore turistico. Nonostante gli sforzi per ricostituire il mare, la quantità è così grande che gli accumuli continuano ad aumentare.

Paesi come Messico, Repubblica Dominicana e Porto Rico hanno già schierato squadre di pulizia sulle coste più colpite per mitigare l'impatto su porti turistici, hotel e aree ricreative. Grandi distese di sargassi possono soffocare le barriere coralline e le praterie di fanerogame marine, riducendo la luce disponibile per la fotosintesi.

Perché sta succedendo ora?

La proliferazione esplosiva di questa alga è dovuta a molteplici fattori che interagiscono nell'Atlantico tropicale. In primo luogo, l'aumento dei nutrienti provenienti dal Rio delle Amazzoni, soprattutto dopo periodi di siccità seguiti da inondazioni, ha aumentato i livelli di azoto e fosforo rilasciati nell'oceano, favorendo la crescita delle alghe.

Un altro fattore scatenante è stato un cambiamento climatico nella circolazione atmosferica: due anni consecutivi con un indice di oscillazione nordatlantica negativo hanno spostato i flussi oceanici e i venti verso le aree tropicali, creando condizioni ottimali di luce e temperatura per il sargasso dal 2009.

Un recente studio pubblicato su Nature Communications spiega inoltre che la miscelazione verticale dell'oceano sposta i nutrienti profondi in superficie, stimolando ulteriormente la fioritura.

Le correnti oceaniche formano la cosiddetta "Grande Cintura Atlantica del Sargasso", un anello che si estende dall'Africa ai Caraibi e al Golfo del Messico. Studi basati su modelli di traiettoria dimostrano molteplici rotte di arrivo, tra cui una rotta meridionale collegata all'Amazzonia e una tipica rotta settentrionale.

Conseguenze e soluzioni emergenti

L'invasione di sargassi rappresenta una minaccia economica per il turismo, soprattutto durante l'alta stagione, e i pescatori devono fare i conti con detriti di alghe che contaminano le reti e interrompono le attività marine. Sul fronte sanitario, oltre a irritazioni e odori sgradevoli, la presenza di idrogeno solforato ha portato alla chiusura temporanea delle zone costiere e all'evacuazione in diversi paesi caraibici.

L'evoluzione del Sargasso.
Evoluzione dell'area interessata dal sargasso dal 2011 ad oggi, con un notevole aumento entro il 2025. Immagine: SaWS

Di fronte a questa sfida, paesi come Grenada stanno studiando la trasformazione delle alghe in biogas o fertilizzante, sebbene si trovino ad affrontare limitazioni tecnologiche e logistiche, secondo il Washington Post. Esperti e scienziati delle Nazioni Unite sottolineano la necessità di cooperazione regionale e finanziamenti per la ricerca continua e il monitoraggio tempestivo.

Iniziative tecnologiche come il sistema satellitare SaWS consentono di anticipare gli eventi fino a otto mesi prima, migliorando il coordinamento delle operazioni di bonifica.

Sebbene non esista ancora una soluzione definitiva, l'uso di metodi manuali combinato con la conversione del sargasso in risorse potrebbe rappresentare un o fondamentale verso la resilienza costiera. Tuttavia, le soluzioni richiedono tempo e queste alghe stanno già causando perdite significative al turismo.

Fonte della notizia

Jouanno, J., Berthet, S., Muller-Karger, F. et al. An extreme North Atlantic Oscillation event drove the pelagic Sargassum tipping point. Commun Earth Environ 6, 95 (2025). https://doi.org/10.1038/s43247-025-02074-x