Le ondate di calore che colpiscono il Mediterraneo spesso hanno origine nelle regioni desertiche del Nord Africa, in particolare il Sahara. In questi luoghi l'intensa radiazione solare di questo periodo scalda il suolo desertico, che a sua volta riscalda l'aria sovrastante attraverso processi di convezione.
Questo crea una massa d'aria molto calda e secca, fino in libera atmosfera, a circa 5000 metri di quota. Questa massa d'aria è caratterizzata da alte temperature potenziali (ossia temperature che l'aria avrebbe se riportata adiabaticamente fino al suolo) e da una bassa umidità relativa.
Il trasporto di questa massa d'aria calda verso il Mediterraneo è guidato dalla circolazione atmosferica su larga scala, spesso associata a configurazioni sinottiche specifiche.
Nel settore orientale di questa circolazione ciclonica in quota si viene a costruire il richiamo caldo e secco di masse d’aria d’estrazione sub-tropicale che molto spesso si muove lungo il margine occidentale di un promontorio anticiclonico sub-tropicale che si colloca poco più ad est.
Nella maggior parte dei casi il promontorio sub-tropicale si può trasformare in un vero e proprio anticiclone di blocco che può progredire fino a latitudini piuttosto elevate, oltre il 50-55° Nord.
La presenza di un anticiclone dinamico, come l'anticiclone africano, trasporta le masse d’aria molto calde, in quota, verso latitudini più settentrionali. Questo anticiclone si forma o si intensifica a causa della divergenza in alta troposfera associata alla cella di Hadley o al ramo discendente della corrente a getto subtropicale.
Oltre alla forte radiazione solare un ruolo chiave viene giocato pure dalle cosiddette “subsidenze atmosferiche”. Difatti, all’interno di un promontorio anticiclonico, l'aria in alta e media troposfera tende a scendere verso il basso, per subsidenza. Questo movimento discendente è causato dalla convergenza in quota e dalla divergenza al suolo, tipica degli anticicloni.
Secondo il principio della compressione adiabatica, la temperatura dell'aria aumenta di circa +1°C ogni 100 metri di discesa (adiabatica secco). A ciò si unisce il suolo riscaldato dall'insolazione, giorno dopo giorno, che contribuisce a mantenere o amplificare la massa d'aria calda attraverso il rilascio di calore sensibile.
La subsidenza inibisce la formazione di nubi e precipitazioni, poiché l'aria discendente diventa più stabile e secca. Questo contribuisce a cieli sereni, che permettono un ulteriore riscaldamento del suolo per irraggiamento solare, amplificando l'ondata di calore.
In pratica il meccanismo delle ondate di calore sull'Italia coinvolge il trasporto di masse d'aria calda sahariana in libera atmosfera, la loro discesa tramite subsidenza anticiclonica e il riscaldamento adiabatico secco. Tali elementi concomitanti insieme causano un'impennata delle temperature al suolo.
Il riscaldamento adiabatico secco, combinato con l'intensa insolazione estiva, porta a temperature molto elevate, spesso superiori ai +35°C +40°C, specialmente nelle pianure interne e nelle regioni meridionali e centrali dell'Italia.
In alcune situazioni, l'aria calda può scavalcare i Monti di Sardegna, Sicilia o gli Appennini, subendo un ulteriore riscaldamento adiabatico durante la discesa sottovento (effetto favonico), che può esacerbare le temperature in regioni come la Pianura Padana, o lungo le aree costiere delle regioni adriatiche, tirreniche, ioniche e fra Sicilia e Sardegna.
Inoltre se l'aria calda e secca di origine sahariana si mescola con aria umida proveniente dal Mediterraneo, il disagio termico può aumentare a causa dell'elevato indice di calore (heat index), anche se il riscaldamento adiabatico secco tende a mantenere l'umidità relativa bassa.
Questo avviene soprattutto quando le acque superficiali dei mari iniziano a scaldarsi, favorendo un incremento dell’evaporazione, e quindi un maggior accumulo di umidità nei bassi strati.